L’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 22/E del 12 marzo 2018 (allegata in pdf per pronta consultazione), conferma il proprio orientamento favorevole sul tema Sismabonus. In particolare, l’Agenzia delle Entrate era stata interpellata da una società che intendeva effettuare “alcuni interventi di miglioramento sismico sull'edificio di sua proprietà, situato in un comune classificato in zona sismica 3, volti ad ottenere una riduzione di due classi di rischio sismico”, precisando altresì che “tale immobile, già adibito ad uffici della Società, a seguito della prevista ristrutturazione” sarebbe rimasto “in parte adibito ad uffici ed in gran parte …. trasformato in residenziale”. Entrambe le tipologie di unità immobiliari, comunque, sarebbero “destinate alla locazione e non più all'uso diretto”.
Ciò premesso, la medesima società chiedeva all’Agenzia delle Entrate “se gli interventi di adeguamento antisismico da porre in essere potevano beneficiare della detrazione ……..anche se le unità immobiliari risultanti dalla ristrutturazione saranno destinate alla locazione abitativa e commerciale e non all'utilizzo diretto ai fini produttivi da parte della Società”.
Dopo aver passato in rassegna la normativa di riferimento, con particolare attenzione al tema delle detrazioni di cui possono godere i soggetti ad IRES – ossia ad imposta sul reddito delle società, l’Agenzia delle Entrate conclude che “la norma in commento non pone alcun ulteriore vincolo di natura soggettiva od oggettiva al riconoscimento del beneficio”, per cui l'ambito applicativo dell’agevolazione deve “intendersi in senso ampio, atteso che la norma intende favorire la messa in sicurezza degli edifici per garantire l’integrità delle persone prima ancora che del patrimonio. Si ritiene, in conclusione, che il "Sismabonus" possa essere riconosciuto anche per gli interventi riguardanti immobili posseduti da società non utilizzati direttamente, ma destinati alla locazione”.
Se si pensa ad alcune zone periferiche delle nostre città, come pure ad alcuni fabbricati industriali ormai fuori contesto, si tratta di un’ulteriore opportunità da cogliere per un’effettiva rigenerazione urbana di opifici sovradimensionati o inutilizzati parzialmente. A questo punto, parafrasando il detto del noto scrittore, si può fare la rivoluzione urbanistica con il permesso del Fisco.
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